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  • Immagine del redattoreGiulia Leone

RECENSIONE DI PAOLO COGNETTI, “LE OTTO MONTAGNE”

Nozioni sull'autore


Paolo Cognetti E' uno scrittore italiano.

Ha vinto il Premio Strega 2017 col romanzo Le otto montagne.

Nato a Milano nel 1978, ha studiato matematica all'Università degli Studi di Milano prima di cambiare strada e diplomarsi, nel 1999, alla Civica Scuola di Cinema di Milano. Nel decennio successivo si è dedicato alla realizzazione di documentari a carattere sociale, politico e letterario.


Scheda libro


Autore: Paolo Cognetti Editore: Einaudi Collana: Supercoralli Edizione: 1 Anno edizione: 2016

In commercio dal: 8 novembre 2016 Pagine: 208 p., Rilegato EAN: 9788806226725



Trama



La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all'altro, silenzio, tempo e misura. Lo sa bene Paolo Cognetti, che tra una vetta e una baita ambienta questo potentissimo romanzo. «Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa.» Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po' scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l'orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia. Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo "chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l'accesso" ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E li, ad aspettarlo, c'è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle vacche. Iniziano così estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri più aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, "la cosa più simile a un'educazione che abbia ricevuto da lui". Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito più vero: "Eccola li, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino". Un'eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno.





Recensione


Un silenzio religioso e meditativo percorre tutto il romanzo, un discorso non formulato tra uomo e natura. E sembra che quanto più la montagna stringa il rapporto con l’anima, tanto più essa si allontani dagli uomini, dalla vita, da tutto il resto. Viene usata una lingua antica, ricca di termini quasi dimenticati che portano il lettore anche a una riscoperta della bellezza paesaggistica: ad esempio, la pezza, il berio, l’arula. Il libro sembra quasi un quadro da leggere, fatto di neve e di ghiaccio. Il romanzo profondo e sincero. La scrittura è elegante, fine, curata. L’autore ha scelto attentamente le parole. La scrittura di Cognetti è così fine che sembra un filo di Arianna sottile colorato come la terra e il cielo che ci porta sulla vetta, attraverso i sentieri delle parole e dei ricordi.


Non mi ricordavo bene perché mi fossi allontanato dalla montagna, né che cos’altro avessi amato quando non amavo più lei, ma mi sembrava, risalendola ogni mattina in solitudine, di farci lentamente la pace.

È un romanzo pulito, dolcissimo, ricco di profumi lievi e anche di forti odori. La montagna, grande protagonista, è struggente: gli affetti lo sono parimenti. Cognetti - che ha certamente attinto a piene mani alla sua storia personale - pone al centro del suo romanzo la figura del padre (ma la madre non è meno importante) e il rapporto di amicizia fra il narratore, Pietro il ragazzo di città, con Bruno, il montanaro. Due bambini, poi ragazzi, poi uomini molto diversi fra loro ma legati da un fortissimo vincolo di affetto. In questo romanzo ho trovato piccole (ma a volte grandi) parti di me, e mi ha trasmesso un'empatia fortissima, dalla prima all’ultima pagina. Certamente avrò motivi personali, la montagna, il rapporto con il padre, le riflessioni fatte a tu per tu con se stessi, l'amicizia che dura una vita, comunque ha mosso corde profonde e per questo sono grata all'autore che ha saputo commuovermi tanto da piangere senza ritegno...


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