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Recensione: L’ultimo sopravvissuto di Sam Pivnik

Autore.


Nato nel 1926 a Bedzin, Polonia, nel 1943 venne deportato nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, dove il resto della sua famiglia, eccetto suo fratello Nathan, trovò la morte nelle camere a gas. Sopravvissuto alla terribile esperienza del lager, è stato liberato nel maggio del 1945. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, si è trasferito a Londra, dove ha aperto una galleria di antiquariato. Attualmente collabora con varie associazioni di sopravvissuti all’Olocausto ed è impegnato in campagne per il recupero della cultura ebraica in Polonia, cancellata dalle persecuzioni razziali. L’ultimo sopravvissuto è il suo primo libro e ha commosso milioni di lettori in tutto il mondo.


Scheda libro


Titolo: L'ultimo sopravvissuto Autore: Sam Pivnik

Pagine: 326 Editore: Newton Compton Costo: € 9,90


Una storia vera. Una testimonianza importante che ci aiuta a non dimenticare ciò che è successo e le vite innocenti che sono state spezzate.

Trama

«È meglio viaggiare carichi di speranze che raggiungere la meta.»

Sam Pivinik si ammala di tifo durante il suo soggiorno ad Auschwitz. Viene portato in infermeria, dove incontra L'angelo della morte, Mengele. Il dottore delle SS decide di portarlo nelle camere a gas, ma dopo averlo implorato, l'uomo cambia idea e decide di farlo rimanere in vita.

Si ha un flashback della vita di Sam: il narratore racconta della sua vita a Będzin, e delle visite al "Giardino dell'Eden", un posto talmente bello da confondersi col paradiso. Sam vive con i genitori, la nonna e suoi fratelli, tra cui Nathan, il più grande. La vita del ragazzo è identica a quella dei suoi coetanei, fino a quando il primo settembre del 1939, giorno del suo compleanno, la Germania attacca la Polonia. Da quel momento la sua infanzia termina, facendo spazio a innumerevoli responsabilità, troppe per un ragazzo di soli tredici anni.

Recensione


Come tutti i racconti dei sopravvissuti all'Olocausto, anche questo ti tocca dentro sconvolgendoti.

Sam Pivnik aveva solo 13 anni quando ha visto tutta la sua famiglia morire solo perché qualcuno ha indicato a sinistra, invece che a destra. E come lui, tanti altri hanno visto morire parenti, amici, persone care solo per assecondare il sogno di un folle.

La storia di Sam è la storia di centinaia di altre persone, una delle preziose testimonianze sopravvissute allo sterminio nazista, un orrore che con la fine della guerra, in molti hanno provato a negare. Nessuno sapeva niente. L'orrore, le barbarie, lo sterminio di massa: non erano mai successi. Purtroppo invece è accaduto ed è importante leggere ed ascoltare i racconti di chi è sopravvissuto per non dimenticare.


Quella dell'Olocausto è una lezione amara, ma da cui possiamo imparare a non ripetere gli stessi errori. L'odio totale ed indiscriminato non porta altro che alla perdita di vite innocenti.

Sam Pivnik non è uno scrittore ed il suo libro non vuol essere un romanzo, ma una testimonianza. È scritto in modo semplice, con un linguaggio comune e con uno stile elementare, ma descrive benissimo l'inferno che ha passato. Attraverso le sue parole è quasi possibile vedere il lager, le SS, e la disperazione che su tutti i prigionieri regnava sovrana.

È un libro che ti fa arrabbiare e riflettere, che ti fa chiedere come sia stata possibile una tragedia su così ampia scala. Ogni volta che leggo il racconto di un sopravvissuto mi chiedo come abbiano fatto a resistere a tutte le atrocità subite e viste, all'indifferenza del mondo a quella realtà che doveva essere un inferno in terra. Eppure spesso i superstiti, nonostante tutto, sono riusciti di nuovo a guardare al mondo con ottimismo, fiducia e speranza, e forse è questo il vero insegnamento che dovremmo trarre dalle loro storie.

"L'ultimo sopravvissuto" è sicuramente un libro forte, che non risparmia dettagli scomodi e sconvolgenti, ma proprio per questo vale la pena leggero, perché in fondo non è altro che la cronaca di una storia vera.


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