Recensione La mia Africa: Karen Blixen
- Giulia Leone
- 26 nov 2021
- Tempo di lettura: 5 min

Karen Christentze Dinesen, baronessa von Blixen-Finecke, è stata una scrittrice e pittrice danese.
Nota, nel corso di una lunga carriera, sotto vari pseudonimi: Karen Blixen è di certo il più famoso, ma pubblicò opere come Isak Dinesen, Tania Blixen, Pierre Andrèzel e Osceola.
Educata in Svizzera e in Inghilterra, scrisse le sue opere principalmente in lingua inglese. Sposatasi nel 1914 con il cugino barone Bror von Blixen-Finecke, si trasferì con lui in Kenya, a Nairobi, e lì i due nitrapresero una pionieristica attività di coltivatori di caffè. Lei si innamorò del cacciatore inglese Denys Finch-Hatton, che morirà in un incidente aereo, e divorziò dal marito. Tornò in Europa nel 1931 e cominciò a pubblicare nel 1934 (inzialmente sotto lo pseudonimo di Isak Dinesen). Il suo capolavoro viene considerato La mia Africa, nel quale rievoca la sua esperienza a Nairobi. Le sue opere hanno ispirato registi famosi come Orson Welles e Sydney Pollack.
...altre curiosità

Il 2 dicembre 1913 partì per l'Africa insieme al cugino, il barone svedese Bror von Blixen-Finecke, con il quale nel frattempo si era fidanzata, con lo scopo di acquistare una fattoria, per vivere lontano dalla civiltà e provare nuove emozioni. Nel 1914 sposò il cugino Bror a Mombasa ed insieme acquistarono una piantagione di caffè ai piedi delle colline di N'Gong, vicino a Nairobi, e vi si trasferirono, iniziando l'avventura da tanto tempo sognata.
Il matrimonio terminò nel 1925 con il divorzio e Karen restò da sola a dirigere la piantagione che ormai era la sua ragione di vita. Una grande crisi del mercato del caffè la costrinse però a chiudere la fattoria nel 1931 e a far ritorno in Danimarca il 31 agosto dello stesso anno. Non tornerà mai più nella sua amata Africa e si dedicherà con passione alla scrittura. Le resterà sempre, però, una grande nostalgia per la sua terra africana.
La Blixen collaborò col giornale di sinistra Politiken come corrispondente da Berlino durante l'anno 1940 e nel 1941 da Helsinki e scrisse Lettere da un paese di guerra.
Scheda libro

Autore: Karen Blixen
Traduttore: Lucia Drudi Demby
Editore: Feltrinelli
Collana: Universale economica
Edizione: 36
Anno edizione: 2015
Formato: Tascabile
In commercio dal: 6 maggio 2015
Pagine: 298 p., Brossura
EAN: 9788807886393
Trama
Il romanzo ripercorre gli anni in cui Blixen visse in una fattoria in Kenya (1914-1931) insieme a suo marito, il barone Bror von Blixen-Finecke. Il rapporto fra Blixen e il marito viene inizialmente descritto come una sorta di accordo sociale; la famiglia di Blixen era infatti ricca mentre quella del barone poteva vantare un lignaggio aristocratico. Nonostante questo, Blixen sviluppa gradualmente un sentimento romantico nei confronti del marito.
La fattoria si trova alle pendici delle colline Ngong, nei pressi di Nairobi. L'attività principale della fattoria è la coltivazione di caffè; una parte del terreno, non coltivato, ospita una comunità di indigeni, principalmente di etnia Kikuyu, che vivono presso la fattoria e lavorano nei campi. Nei dintorni ci sono altri indigeni, fra cui Masai e Somali. Il barone si mostra più interessato alla caccia grossa che al buon andamento della fattoria, che rimane quasi completamente affidato alla Blixen, che si occupa anche della popolazione locale gestendo una scuola serale. Il romanzo ripercorre incidenti avvenuti durante la permanenza di Blixen in Africa. Molti di questi episodi riguardano la vita degli indigeni, che Blixen impara gradualmente a conoscere e comprendere. Altri riguardano incontri con altri europei, fra i quali spicca la figura di Denys Finch Hatton, un cacciatore, con cui Blixen vive una relazione romantica (mai descritta in termini espliciti). Il tema dominante che viene sviluppato dall'opera è il sentimento profondo che viene a legare Blixen all'Africa, alla popolazione locale, e alla natura. L'amore di Blixen per il popolo Kikuyu viene raccontato anche attraverso la figura di Kamante, un ragazzo indigeno che Blixen cura e che diventa un suo braccio destro nella fattoria; il rapporto idilliaco con la natura africana, analogamente, è simboleggiato soprattutto da Lulu, un'antilope addomesticata da Blixen. Complessivamente, Blixen suggerisce che l'Africa sia superiore all'Europa in quanto più pura e più vicina al mondo che Dio aveva preparato per gli uomini.
Recensione
Ho visto di recente il film e questa volta devo dire che mi ha emozionata più il film del libro, forse è la stupenda interpretazione di Meryl Streep, la visione dei paesaggi mozzafiato, degli animali; mi aspettavo più passione, più se stessa, più magia. Il romanzo è narrato come una cronaca della sua esperienza in qualità di colone e proprietaria di una piantagione di caffè. Ci racconta i colori, i profumi e gli odori, le atmosfere dell’Africa con la sua gente e i suoi animali, la precarietà della piantagione dovuta alle piogge e come gli indigeni lavoravano coi buoi. Ci porta a conoscere le popolazioni Kikuyu e Masay e questa è la parte che mi è piaciuta di più e che più mi ha emozionata, conoscere l’indole di questi uomini selvaggi così lontani e così a contatto con la natura, il loro rapporto con la scrittura e il tempo, la religione, il significato delle danze, il valore delle donne, dei capi e degli anziani. “ Gli uomini civilizzati non sanno più cos’è la vera calma, e devono prendere lezioni dal mondo selvaggio…” “Sono belli i guerrieri Masai. Hanno quella forma particolare di intelligenza che noi chiamiamo chic: la loro aria intrepida, fantasiosa, è lo specchio della loro stessa natura, di un loro immanente ideale.” Una delle figure più belle è Kamante cha da bambino viene aiutato a guarire e in seguito rimarrà sempre a servizio , diventerà un ottimo cuoco, un silenzioso osservatore che ci fa capire la mentalità africana. Questo libro e la sua autrice Karen Blixen mi hanno lasciato sentimenti ed emozioni contrastanti, se da un lato ho apprezzato le sue descrizioni piene di fascino e ammirazione per i paesaggi, gli indigeni e gli animali, dall’altro mi chiedo come si possa espropriare le loro terre, costringerli ad accettare l’uomo bianco; lei stessa è consapevole che i bianchi non sono apprezzati. E cosa che mi infastidisce ancora di più è come si può contemplare la bellezza della natura selvaggia degli animali e al contempo essere orgogliosi di partecipare ai safari di caccia grossa e posare trionfante tra le prede uccise. Queste contraddizioni non riesco ad accettarle. Solo verso la fine del libro pare e dico solo pare avere qualche reminiscenza e rendersi conto degli errori nei confronti delle popolazioni e della caccia “Ama l’orgoglio di Dio sopra ogni cosa, l’orgoglio del tuo prossimo come il tuo. Ama l’orgoglio dei leoni: non li chiudere in uno zoo… Ama l’orgoglio del tuo prossimo: non permettere l’autocommiserazione…Ama l’orgoglio dei popoli conquistati…” chiede perdono alle giraffe per il male che viene loro fatto, perde il gusto della caccia e apprezza solo la contemplazione degli animali e volando con Denys Finch sopra gli altipiani pensa a Dio e alla creazione. Purtroppo l’umanità non cambia e lo stesso male viene ancora perpetrato tutt’oggi nei confronti degli animali e delle popolazioni più povere. Un’altra critica al libro è che lei narra poco di se stessa del rapporto col marito, con l’amante e della sua malattia. Soprattutto della malattia , perché aveva contratto la sifilide dal marito e nel libro non ne parla mentre nel film c’è, sarebbe stato interessante sapere come si fosse sentita: i suoi sentimenti, le sue paure, il suo disagio, le sua capacità di venirne fuori. Per quanto riguarda lo stile di scrittura l’ho trovato un po’ troppo spezzettato manca di fluidità e spesso si arena su alcune elucubrazioni, però un libro che coi suoi pregi e difetti merita di essere letto senza dubbio.
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